Metodo Stamina: non uccidiamo la speranza 16 bimbi in cura grazie a Telethon
Dal primo giorno della malattia, l'unico pensiero ricorrente è: quando troveranno un modo per fermare questa inesorabile erosione fisica?" Nelle ultime settimane si sono aggravate le mie condizioni respiratorie e di deglutizione; mi porteranno in tempi brevi alla morte. La mia mente però non degenera; anzi, mi sento più lucido adesso di qualche mese fa ed il pensiero fisso è: "bisogna trovare il modo, bisogna fare presto, prestissimo". Dopo aver letto ed esserci informati sui risultati ottenuti con il metodo Stamina, ho ricominciato a sperare di poter almeno rallentare il decorso della malattia.
Mi rivolgo perciò a voi, scienziati, studiosi e non, che in questi giorni vi accanite, pieni di certezze. Vi dico: la medicina ufficiale deve prendere in considerazione lo stato psicologico e mentale di una persona alla quale rimangono pochi mesi di vita. Quando non esiste nessuna terapia "scientificamente provata e testata", è umano aggrapparsi ad una "luce di speranza". Alla fine della tua vita o, poco prima, quando senti la forte compassione che la gente nutre nei tuoi confronti, quando vedi la rassegnazione sui volti dei tuoi amici più cari, speri che tutto questo finisca presto. Un malato terminale arriva ad un "punto di non ritorno" ed è proprio in quel momento che è disposto ad intraprendere terapie anche molto rischiose proprio perché dice: "Non ho nulla da perdere".
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